il Seveso
da un’idea di Fabio Ranfi
responsabile prodotti editoriali Elena Inversetti
con i contributi di
Emanuela Persico
Mariapia Fumarola
Caterina Buracchi
Filippo Degli Esposti
Il lungo e lento scorrere del Séves
Lunghezza
del corso
d’acqua
chilometri
La fonte
si trova
a
m s.l.m
Dal confine Svizzero fino alle porte di Milano
Servono molti numeri per parlare del fiume Seveso, quindi carta e penna alla mano e cominciamo a segnare: 52 sono i chilometri che misurano la lunghezza del suo corso, 490 indicano i metri sul livello del mare dov’è situata la sua fonte, 30, infine, sono i pochi metri che lo separano dal confine con la Svizzera.
Per adesso è meglio fermarsi qui, perché non c’è tempo, ormai stiamo già scorrendo.
Il Seveso è uno dei corsi d’acqua che attraversano la città di Milano, riversandosi nel Naviglio Martesana. Il suo luogo di nascita è situato a circa 41 km di distanza dal capoluogo lombardo, precisamente sul Monte Sasso, nel Parco Spina Verde a Cavallasca. Il fiume che, scorre copioso nella città meneghina, alla sorgente è solo un rigolo che stenta a bagnare le rocce che incontra. Dalla chiesa di San Rocco, detta Dei Pittori, si imbocca un sentiero a piedi di circa 20-30 minuti che, porta a un piccolo bastione in ceppo con una grata, è lì che il Seveso inizia il suo corso, o meglio comincia a scorrere dopo aver raccolto le sue acque in una zona della montagna chiama Majocca.
Negli anni Novanta del secolo scorso la sorgente viene monumentalizzata dalle associazioni Alpini Sezione di Cavallasca e Amici di Cavallasca, che oggi si occupano della sua manutenzione.

In questo bellissimo ambiente, immerso in un luogo così suggestivo e ricco di animali, inizia a scorrere il Seveso, lì dove i residenti delle zone circostanti dicono che le sue acque sono così pulite tanto da poterle bere. Il primo centro abitato che incontra è quello di Cavallasca dove lambisce Villa Imbonati, sede del Municipio di origine settecentesca.
Ma è a Fermo della Battaglia, sempre in provincia di Como, che per la prima volta incontra la mano soffocante dell’uomo, che costruisce sopra il suo passaggio l’ospedale Sant’Anna e un parcheggio. Nonostante alcune costruzioni, il primo tratto del Seveso, quello settentrionale, rimane in uno stato principalmente naturale, poco urbanizzato. Incontra pochi affluenti e scorre rapido tra le pareti rocciose di una valle morenica. Lo scorrimento tranquillo delle sue acque cambia il ritmo alla confluenza con il fosso Lusèrt, a Montano Lucino.
Prima di accogliere le acque del suo principale affluente, il torrente Certesa a Cesano Maderno, bagna Seveso, il Comune che porta il suo nome, purtroppo diventato famoso per il disastro del 1976.
Seveso:
il nome di un disastro.
È il 1976.
Sono le 12.40 di sabato 10 luglio e nel reparto B dello stabilimento Icmesa di Meda, il reattore chimico, dove avviene la distillazione il triclorofenolo, sfora il livello di sicurezza di 175°. Entrata in funzione, la valvola di sicurezza rilascia per circa 30 minuti una nube costituita da 2 kg di diossina TCDD che spinta dal vento raggiunge tutte le abitazioni circostanti. Il panico dilaga tra le istituzioni e la così detta settimana silenziosa inizia.
Domenica mattina il sindaco di Seveso Francesco Rocca riceve due tecnici dell’azienda che riferiscono l’accaduto: «La descrizione» ricorda Rocca «fu breve, più che altro tecnica, di ciò che era avvenuto. Per la prima volta sentii parlare di triclorofenolo: “Un prodotto chimico intermedio di base” mi spiegò subito il dr. Paoletti».
Il 15 luglio, in un silenzio ancora disarmante, vengono accertati numerosi casi di intossicazione a Meda e a Seveso e si inizia a sentire l’urgente bisogno di mettere in campo provvedimenti per tutelare la salute della popolazione
Il 17 luglio non si può più far finta di nulla e il disastro diventa notizia, ma solo il 26 luglio viene evacuata la prima zona col maggior tasso di pericolosità ambientale (la zona A), con un comunicato emesso dai primi cittadini di Seveso e di Meda: “Cari Cittadini, l’esplosione all’Icmesa ha prodotto e diffuso nell’aria una sostanza pericolosa che si chiama tetraclorodibenzodioxina».
Da quel giorno la parola dioxina, o meglio diossina, entra prepotentemente nel vocabolario italiano ed è sulla bocca di tutti.
Successivamente viene recintata anche la zona B per una superficie totale di 269,4 ettari con l’evacuazione di altre 213 persone provenienti anche dei paesini vicini di Cesano Maderno e Desio.
Nel frattempo il fiume Seveso rimane inerme di fronte a questa nube tossica che lo travolge. Non è la prima volta che l’Icmesa compromette le sue acque. Già nel 1949 il consiglio Comunale di Seveso attribuisce allo stabilimento il riversamento nel torrente di sostanze tossiche, successivamente accertato nel 1974 con un’analisi effettuata dalla Provincia. Gli esaminatori non potevano immaginare che solo due anni dopo si sarebbe verificato un disastro ancor più devastante.
Il 18 luglio la sede di Meda chiude definitivamente le sue porte, mentre gli effetti dello choc ambientale sono sempre più evidenti: le case vengono demolite, gli animali abbattuti e le piantagioni distrutte.
Il terreno infetto viene prelevato e depositato dentro alcune vasche di contenimento, continuamente monitorate.
Nel frattempo sul luogo del disastro viene depositata la nuova terra e si piantano nuovi alberi, dando vita così al parco naturale Bosco delle Querce.
Alla fine si conteranno più di 670 sfollati, centinaia di persone intossicate e più di 3.300 animali deceduti, oltre ai successi 76.000 capi di bestiame abbattuti.
Si entra in città.
Dalla provincia di Monza Brianza fino all’incontro con la Martesana
Dopo la città di Seveso, passati altri sette comuni tra le province di Monza-Brianza e Milano, il fiume prosegue verso la sua foce, il Naviglio della Martesana.
Prima di sfociare nella parte sotterranea del Naviglio, all’altezza di via Giacomo Carissimi, il corso del fiume passa per quartieri che da anni ne subiscono le esondazioni: Niguarda, Isola, Maggiolina e Bicocca.
Cerchiamo di visualizzare quello che succede prima di vedere l’acqua inondare le strade, per capire il fenomeno delle esondazioni.
La pioggia che non riesce a penetrare nel cemento e nell’asfalto, si riversa quindi nel Seveso che interamente tombinato nel tratto urbano si gonfia e non riuscendo a espandersi nel suo letto, trova nei tombini l’unica via di fuga.
L’inarrestabile urbanizzazione ha reso impermeabile il suolo della zona a nord di Milano; quello che parte come un torrentello inoffensivo, acquisisce una portata e una velocità considerevoli quando arriva alle porte della città.
La pericolosità del fiume è, dunque, proporzionale al consumo del suolo e le province di Monza-Brianza e Milano secondo i dati ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale)sono tra le province con i valori di cementificazione del suolo più alti in Italia.
Le deviazioni del corso d’acqua e la tombinatura
Le modifiche apportate al corso del Seveso risalgono a tempi antichi, addirittura all’epoca dei Romani, ma quelle più impattanti sono le opere di copertura dei tempi più recenti, attuate pari passo con la crescita della città, a partire dagli anni Trenta.

Nel 1953 la questione Seveso rientra nel Piano Regolatore della città di Milano e i lavori di tombinatura vengono espansi sempre più verso la periferia, arrivando fino al comune di Bresso (attuale punto in cui inizia il tratto tombinato).
Nel 1954 viene progettato il canale scolmatore di nord-ovest, concluso poi nel 1980, per deviare le acque in eccesso del Seveso e dell’Olona. Questo canale non assicura la fine delle esondazioni, ma ne può evitare qualcuna come quella scampata nell’ottobre 2020. Lo scolmatore di nord-ovest ha una portata di 35 metri cubi al secondo, ma le piene raggiungono volumi anche di 100 metri cubi al secondo.
Nel 2001 viene ultimato il processo di tombinatura nella città di Milano, coprendo gli ultimi 500 metri di fiume ancora visibili in via Ornato.
Il cambiamento del volto della città è infatti spesso descritto come il passaggio da “la città dei fiumi” a “la città con fiumi di macchine”.
Le scelte a favore dell’urbanizzazione hanno provocato non poche perplessità e dibattiti, a partire dagli abitanti delle zone interessate fino ad arrivare alle proteste degli ambientalisti. Legambiente sottolinea come sia ben più facile monitorare il livello di un corso d’acqua a cielo aperto rispetto ad uno sotterraneo; a volte è impossibile sapere se un tratto è pericolosamente ostruito oppure è libero, ed attuare la manutenzione per lo smaltimento dei detriti è sicuramente meno agevole e più costoso.
Le esondazioni in città.
Nel 2000
6 esondazioni
Nel 2010
8 esondazioni
Nel 2014
6 esondazioni
titolare Birreria Okey
cittadino zona Viale Marche
Annus horribilis
Le esondazioni avvengono fin dagli anni ‘50, ma questo è l’anno in cui se ne verificano ben tre nel solo mese di ottobre: il 3, il 13 e il 30. Inoltre è anche l’anno del disastro del Seveso, la nube di diossina che invade la bassa Brianza. Il 1976 si merita quindi il titolo di “annus horriblis” nella storia del Seveso.

Bloccata anche la metro
Il 18 settembre, oltre alle consuete vetture distrutte e ai negozi, garage, cantine allagati, l’esondazione blocca anche parte della linea metropolitana. L’acqua inonda la stazione Zara, sulla linea M3, e provoca danni ai binari e agli impianti tecnologici, causando il blocco del servizio tra Stazione Centrale e Maciachini per 10 giorni. Inoltre causa forti disagi ai cantieri della Linea Lilla M5, e ne ritarda i lavori di costruzione. A peggiorare la già disastrosa situazione è la rottura di una conduttura dell’acquedotto in viale Zara. In alcuni punti della città l’acqua sfiora quindi gli 80 centimetri e nella stazione di Sondrio vengono accumulati detriti e fango fino a 6-7 metri di altezza. Il costo totale dei danni ammonta a più di 70 milioni di euro.

Scende la pioggia… ed esce il Seveso
15 maggio, il sindaco Beppe Sala annuncia che nella notte appena passata la pioggia caduta su Milano è un terzo della quantità totale di pioggia scesa sulla città nei primi 5 mesi dell’anno. Alcuni alberi cadono sui fili e i binari del tram, intere vie rimangono senza luce, e nelle prime ore del mattino, a peggiorare la situazione in città, ci pensa il Lambro, che rompe gli argini ed esonda.
24 luglio, per l’ennesima volta i tombini in zona nord fanno uscire getti d’acqua con la forza di geyser e per strada ci sono alberi caduti sotto l’azione congiunta dell’alluvione e dell’esondazione. La stazione Domodossola della linea M5 si allaga, costringendo ATM e TRENORD a riorganizzare la mobilità per parecchi giorni.
Quali danni può fare
la piena del Seveso
all’interno dei palazzi?
Una raccolta di foto che documentano le conseguenze di due diverse esondazioni avvenute nel 2014 e nel 2020
Esondazione 1951
in Viale MarcheEsondazione del 1993 Esondazione del 2014
Milano, città d’acqua
IL LAMBRO
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IL LAMBRO
130km, affluente del Po.
Unico dei tre fiumi principali della città a scorrere a cielo aperto per la maggior parte del tratto cittadino.
Scorre vicino a dove sorgeva l’industria meccanica Innocenti, produttrice del famoso scooter Lambretta che deve il suo nome proprio al fiume.
Nel 2010 vi sono stati scaricati abusivamente circa 2.600 tonnellate di materiale oleoso e l’onda nera, nonostante i primi interventi della Protezione Civile, ha raggiunto il Po e di conseguenza anche il mare Adriatico.
[http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-rischi/rischio-ambientale/emergenze/emergenza-lambro-po]
Negli ultimi anni la schiuma sulla superficie delle sue acque rende evidente che l’impatto ambientale, dovuto alle sostanze chimiche, provenienti dall’agricoltura intensiva e dalla zootecnia, è ancora gravoso.
Negli ultimi 50 anni sono state registrate tre grandi esondazioni: nel 1976, nel 2002 e nel 2014; l’incontrollata urbanizzazione aumenta la possibilità di esondazioni future.
L’OLONA
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L’OLONA
71km. A causa dell’intensa attività industriale a ridosso del fiume, nel secondo dopoguerra l’Olona si fa presto conoscere come uno dei fiumi più inquinati d’Italia.
Fino a quel momento era stato deviato per avere una seconda foce nella Darsena, ma il problema dell’inquinamento fa sì che tra gli anni ’50 e ’70 venga tombinato.
La forte urbanizzazione ha aumentato le esondazioni, registrate nel 1947, 1951 e 1961, fenomeno non nuovo: nel 1917 l’Olona allagò il quartiere della Maddalena, l’odierno De Angeli. Tutt’ora il fiume scorre non visibile sotto la città, sfociando solo nel Lambro.
La soluzione delle vasche di laminazione
Il cantiere per la vasca di contenimento (o vasche di laminazione) del Seveso nel Parco Nord ha preso avvio il 20 luglio 2020.
È una delle vasche del piano di prevenzione contro le esondazioni del Seveso e fa parte di un progetto complesso approvato e finanziato nell’autunno 2015 e ora in fase di realizzazione.
Nello specifico, Regione Lombardia e Comune di Milano stanno rinnovando ed intensificando la collaborazione istituzionale con l’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, con l’Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPO) e con Città metropolitana per l’attuazione del Piano Aree Metropolitane avviato nel 2015 e per attuare quanto previsto nel Contratto del fiume Seveso per la salvaguardia idraulica e la riqualificazione ecologico-ambientale del fiume e dei suoi affluenti.
Il canale scolmatore, in grado di diminuire la portata di piena di un fiume, infatti, non riceve solo il Seveso, ma anche tutti i torrenti che scendono dalla Brianza ed il fiume Olona. Per questo motivo le vasche di contenimento saranno posizionate nei punti più critici lungo tutto corso del fiume, ovvero a Senago, Milano e una più grande ancora ai confini di Paderno e Varedo.
Si tratta di un piano complessivo di 142 milioni di euro di cui 112 dal Governo, 20 dal Comune di Milano e 10 da Regione Lombardia. A questi vanno aggiunti 23 milioni di euro di Regione Lombardia per il potenziamento del canale scolmatore di nord-ovest (quello che parte dal Seveso tra Paderno Dugnano e Palazzolo) e altri 7,6 milioni arrivati dallo Stato nel 2019 per consolidare il Redefossi (dalle parti di San Giuliano Milanese).
Attualmente le opere già concluse sono due: l’adeguamento dello scolmatore di nord ovest, realizzato da AIPO, ed il consolidamento del tratto coperto del Seveso a Milano, realizzato da MM.
Proseguono i lavori già appaltati dell’area di laminazione di Senago sul Canale scolmatore di nord-ovest (CSNO). Questi permetteranno il raddoppio della portata deviata dal Seveso a Paderno Dugnano-Palazzolo e lamineranno anche le piene dei Torrenti Pudiga e Garbogera.
La Vasca del Parco Nord, una questione tra Bresso e Milano
Ma perché è stato scelto proprio il Parco Nord per la realizzazione di queste vasche?
L’area del Parco Nord, a ridosso di via Aldo Moro, è stata individuata per la sua vicinanza all’imbocco dell’interramento del fiume Seveso in città. Questo consentirà un utilizzo immediato delle vasche in caso di necessità, contenendo le piene che si formano a sud del canale scolmatore ed evitando che l’acqua cerchi una via di uscita attraverso i tombini (ad esempio in via Ca’ Granda, Istria, Zara) allagando e infangando strade, piazze, giardini, cantine e negozi.
Assessore Mobilità e Lavori Pubblici
del Comune di Milano
Il laghetto artificiale che deriverà dalla costruzione delle vasche di laminazione nei piani dei progettisti sarà un luogo ricreativo con percorsi ciclabili e pedonali, immerso nel verde e nel bosco che sarà inoltre ampliato con nuove alberature. Sarà abitualmente alimentato con acqua pulita di falda e continuamente mossa per favorire l’ossigenazione ed evitare i ristagni e la proliferazione di alghe.
In caso di piogge eccezionali e di esondazioni che mediamente avvengono sei volte l’anno, la vasca potrà riempirsi dell’acqua di fiume che prima di entrare nel bacino verrà ripulita dai rami e da altri materiali grazie a un sistema di griglie. L’acqua rimarrà nella vasca per il tempo della piena del Seveso e, una volta terminata, verrà riversata nel corso del fiume. Il bacino sarà quindi ripulito e nuovamente riempito di acqua di falda (acqua pulita). Il processo dura complessivamente tra i due ed i cinque giorni per consentire il completo ricambio.
Il sistema è pensato per essere il più sicuro possibile per i cittadini: l’accesso al laghetto è videosorvegliato ed in occasione delle piene alcune barriere automatiche impediranno l’ingresso all’area.
A compensazione dell’intervento di costruzione del bacino di esondazione, verranno ampliate le aree pubbliche in gestione al parco per una dimensione pari a tre volte la dimensione della vasca. Quindi, se per la vasca sono necessari 37.000 mq, al Parco Nord saranno conferite nuove aree per 109.000 metri quadrati da rendere verdi, permeabili e con numerosi nuovi alberi.
Ma quando vedremo i frutti dei lavori? La vasca sarà pronta e funzionante nell’estate del 2022. Nello stesso momento sarà pronta anche quella di Senago in cui si trova un cantiere gemello. Poi partirà il cantiere di Lentate, all’altezza di Cantù. A fine 2022 saranno funzionanti la vasca di Senago, di Milano e di Lentate che costituirà un sistema con tre vasche lungo il corso del fiume: una a nord, una a metà e una al confine tra Milano e Bresso.
«Sarà però entro il 2023» ha affermato l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Milano Marco Granelli in diretta a GoodMorning Milano «che non vedremo più il Seveso esondare.»
Le vasche non sono la soluzione*
(*Parola di Comitato)
«Salviamo il bosco» e «difendiamo la salute» sono solo alcune delle parole scritte sugli striscioni sventolati dai cittadini di Bresso.
Le vasche non convincono tutti.
I commercianti dei Municipi 2 e 9 di Milano sono sicuramente contenti di vedere i marciapiedi svuotati dell’acqua che li inonda durante le piogge copiose di marzo, ma c’è qualcuno che è meno contento di vedere realizzata questa “soluzione”.
Le virgolette sono necessarie perché secondo il comitato No Vasca, costituito soprattuto da abitanti di Bresso che vedranno quindi nascere le vasche sotto i propri balconi, il raccoglitore artificiale non metterebbe comunque fine alle esondazioni.
In un periodo in cui il tema del cambiamento climatico è all’ordine del giorno, si fatica ad accettare l’abbattimento degli alberi, soprattutto con un ritmo calcolato dai comitati di 200 al giorno. Ed è questo che viene denunciato dagli abitanti delle zone limitrofe al Parco Nord, dove si stanno svolgendo i lavori per la costruzione di una delle cinque vasche di laminazione.
Non sono solo i cittadini a schierarsi, ma proprio due Comuni, Milano contro Bresso.
Un match che è terminato con la vittoria finale del capoluogo lombardo, le vasche si fanno e saranno pronte entro il 2022. «Sono opere importanti per tutta la città ma in particolar modo per gli abitanti dei quartieri Niguarda e Isola che negli anni hanno subito allagamenti con conseguenti disagi e danni economici» commenta Beppe Sala, sindaco di Milano.
Il Comitato No vasche, dall’altra parte sottolinea le controindicazioni di questa scelta. Oltre al disboscamento, le ragioni del no sono supportate dal fatto che si sta costruendo il raccoglitore sopra una falda acquifera, insieme ai rischi per la salute causati dall’avere una fogna a pochi metri da casa con la probabile proliferazione di zanzare. Però Il fulcro delle preoccupazioni è soprattutto l’impermeabilizzazione eccessiva del suolo. La cementificazione del territorio milanese è, secondo il comitato, una questione che deve essere tenuta sotto controllo dato che è la principale causa degli allagamenti in città durante piogge battenti. Il comitato fa notare come questo problema non verrebbe risolto, anzi si aggraverebbe, costruendo cemento su terreno ora non cementificato.
I manifestanti si battono per una soluzione che punti sull’invarianza idraulica, rendendo le zone attraversate dal Seveso maggiormente permeabili e a un maggiore controllo della purezza delle acque del torrente.
Insomma, quello che i comitati proprio non riescono a capacitarsi è del fatto che la soluzione al problema della cementificazione sia cementificare ulteriormente.
Dai comitati contrati alla costruzione delle vasche non arrivano però solo dei “No!”.
Arrivano anche delle proposte, alquanto interessanti, documentate e ragionate.
Il Comitato Coordinamento Torrente Seveso (di cui fanno parte una decina di comitati e sezioni di Legambiente) ha stilato un importante documento per una proposta alternativa alle vasche.
Un lungo documento che dimostra però che un’alternativa si sarebbe potuta trovare.
Nella fattispecie, nel progetto del CCTS le vasche di Milano(Bresso), Lentate e Senago diventerebbero inutili grazie ad un lavoro di “de-cementificazione” dell’alveo del Seveso e di un ritorno alla permeabilità dei terreni circostanti il corso d’acqua.
Il tutto viene ben espresso nel concetto di “Città-Spugna”, cioè la capacità dei centri abitati di assorbire e trattenere le acque in eccesso durante le grandi precipitazioni e di “ridarle” al fiume una volta passata l’onda di piena.
Forse ora siamo oltre il tempo massimo, ma il CCTS non demorde e continua imperterrito la battaglia per la salvaguardia del Seveso.
Il documento completo, con tutte le proposte alternative e le spiegazioni di come si potrebbero realizzare lo potete trovare nel box qui di seguito.
Modello-Infrastruttura-Verde_Doc-Amm-Comunali_25Jul20_Ver10In volo con i droni, per il bene del Seveso
Cercare di voler bene al Seveso, che tra torrente e fiume, ormai ha perso buona parte della sua identità significa anche controllarne lo stato di salute e capire chi ne minaccia la sopravvivenza.
In questa ottica è partito il progetto Seveso Stream, un’importante collaborazione tra Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Regione Lombardia e l’Agenzia Interregionale per il Fiume Po, insieme a BrianzAcque, Gruppo CAP e Como Acqua.
Grazie all’utilizzo di droni muniti di telecamera si potrà sorvolare a bassissima quota, fino a pelo d’acqua, il torrente e così censire una volta per tutte la moltitudine di scarichi che riversano ogni anno grosse quantità di liquami nel letto del Seveso.
Uno strumento che da Como, passando per la provincia di Monza e Brianza e arrivando fino alle porte del Comune di Milano, darà alle varie amministrazioni e a chi deve prendersi cura del letto del fiume importanti dati con cui finalmente creare una mappa geo-localizzata di tutte le immissioni nel Seveso.
Direttore Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Non da ultimo, e ringraziamo la Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Brianza Acqua per averci concesso l’utilizzo delle proprie immagini, già dai primissimi sorvoli abbiamo la possibilità di vedere ed ammirare il lungo letto del Seveso da una prospettiva fino ad ora rimasta inedita.
Sperando in conclusione che questa operazione quindi, oltre a censire e mappare tutti gli scarichi possa anche accendere una scintilla di affetto ed amore tra i cittadini ed il proprio torrente.
Sono il Seveso, adesso parlo io…
L’essere umano sin dal suo arrivo ha cercato di controllarmi e governarmi.
Perché sono una risorsa, sono vita.
Chi mi abita accanto è afflitto e sconfortato, il mio incedere con forza causa danni, a volte anche gravi. A Niguarda e Isola ho reso la vita degli abitanti veramente difficile. E a volte le ferite che provoco al territorio che mi circonda sono profonde e deleterie.
Come se non bastasse, i cambiamenti climatici e le piogge torrenziali rendono la situazione ancora più fragile. I miei argini naturali, esausti, non riescono a contenere il danno.
Sono stato ingabbiato nel cemento per 15 chilometri, nonostante io sia uno dei principali fiumi di Milano, una delle città più cementificate e densamente popolate al mondo.
La città fino ad oggi ha occultato il mio corso, fino a nascondere la mia presenza su tutto il territorio comunale.
Io però non so se la colpa sia solo mia.
Non esisto più.
Io però esisto e sotto l’asfalto delle vostre strade pulso e vibro di vita.
Nonostante tutto, il mio corso continua a scorrere.
Perché sono una risorsa, sono vita.
il Seveso
Mappa interattiva del Seveso e degli altri corsi d’acqua interessati.
Questo articolo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione e l’aiuto di:
– Filippo De Bortoli, Comunicazione Fondazione Lombardia per l’Ambiente
– Fabrizio Piccarolo, Direttore Fondazione Lombardia per l’Ambiente
– Bartolomeo Chiarello, titolare della Birreria Okey
– Francesco De Molfetta
– BrianzAcque
– Comitato Coordinamento Torrente Seveso
– Bresso EcoAttiva