L’umano di oggi ci dimostra con il suo lavoro che siamo tutti in connessione, uomini e ambiente. Il nostro pianeta ha tanto da insegnarci e ascoltarlo significa fare del bene anzitutto a noi stessi. Lui è Giorgio Vacchiano ed è il nostro umano #0.20.
Questa è la sua storia.
Come funziona il mondo?
Giorgio, classe 1980, è uno scienziato forestale ed è considerato dalla rivista Nature uno tra gli 11 migliori scienziati emergenti al mondo. ‘Capire come funziona il mondo’ è un interesse che Giorgio nutre fin da ragazzino:

Mi arrampicavo sulle spalle di mio padre e, guardando le montagne intorno a noi, cominciavo a farmi
domande sui meccanismi che regolano il
funzionamento del mondo.
Ad alimentare la sua curiosità è anche il padre, fotografo naturalista, che gli insegna a osservare ciò che lo circonda da più prospettive e ad affinare lo sguardo sempre più in profondità.
Da grande farò…
A Giorgio piace stare a contatto con la natura, tanto che all’inizio vuole fare il contadino. Tutto, però, cambia l’ultimo anno di liceo. Il suo professore, laureato in scienze forestali, infatti, gli fa capire quanto sia vitale il legame tra uomo e natura, trasmettendogli così il desiderio di approfondire sempre di più il tema in modo scientifico.
Quel professore appassionato e molto preparato mi ha
fatto capire che l’ambiente va studiato anche in rapporto a noi esseri umani nell’ottica dell’ecosistema. Esso, infatti, se aiutato a restare in buone condizioni, anche ripristinato dove serve, può garantire l’equilibrio e quindi la
sopravvivenza di tutta la società
…lo scienziato forestale

Dopo la maturità Giorgio non ha più dubbi: da grande farà lo scienziato forestale. Passano gli anni e il professor Vacchiano diventa ricercatore in Gestione e Pianificazione forestale presso l’Università degli Studi di Milano. Il lavoro lo porta a viaggiare molto non solo in Italia, ma anche in altre parti del mondo: dal parco di Yellowstone fino alle isole di Haida Gwaii in Canada. A seguito di tutti questi viaggi decide di scrivere il libro La resilienza del bosco a proposito della capacità di adattamento e di rinascita delle foreste, anche a seguito di eventi traumatici.
La parola ‘resilienza’ esiste dal 1973 e indica la
fondamentale caratteristica di un sistema di ritornare alle condizioni precedenti a un evento di disturbo. Pensiamo adesso alle foreste. Sembrano ferme, eppure non sono
statiche. La regola che sta alla base della sopravvivenza degli ecosistemi è proprio il cambiamento, in quanto in
natura gli ambienti tendono a mantenere il proprio equilibrio.

L’uomo dev’essere solidale con la natura
Più di un miliardo di persone nel mondo dipende dalle foreste per bere acqua pulita. Inoltre, senza di esse i cambiamenti climatici sarebbero del 30% più intensi, come anche la probabilità di trasmissione di virus dagli animali all’uomo. Questo per dire che è tutto collegato:
Le foreste e i boschi portano dentro di sé la traccia di eventi lontani nel tempo e nello spazio. Ci fanno toccare con mano i fili invisibili che legano l’uomo alla natura
rendendoli un tutt’uno. Viviamo tutti in connessione, ossia in relazione. Mantenere l’integrità degli ecosistemi è
fondamentale per la nostra sopravvivenza.
Questo cambiamento di mentalità quanto più è radicato nei singoli e condiviso nella società, tanto più aiuta a superare anche momenti di crisi come la pandemia di Covid-19:
La pandemia ha reso evidente che il nostro stile di vita è incompatibile con il bene comune, eppure continuiamo a sperare che tutto torni come prima. Siamo spaventati dal cambiamento. Serve una nuova generazione proprio come succede per gli ecosistemi: si rigenerano anche dopo un evento catastrofico.
È tu? Che Razza di Umano sei!?
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