Articolo di Niccolò Mazzavillani

“Quando si dice il destino”. L’Umano #0.1 è una donna che ha dovuto rinunciare all’arte, la sua più grande passione, per aiutare economicamente la propria famiglia. Ma un viaggio le fa cambiare idea, portandola a sacrificare un prestigioso posto di lavoro in nome della creatività. Con il suo gesto, lei ci insegna che basta una piccola azione per rendere il mondo un luogo più pulito. Lei è Annarita Serra e questa è la sua storia.

Fare i conti con la realtà

Avevo sempre desiderato diventare un’artista, ma ho
dovuto rinunciare al mio sogno per tanti motivi.

L’arte è sempre stata la grande passione di Annarita che prima frequenta il liceo artistico e poi si iscrive all’università, più precisamente alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Si tratta di un buon compromesso tra la libertà di esprimere la propria creatività e la sicurezza di un lavoro stabile.
I genitori sono separati e Annarita vive con la madre e la sorella. La famiglia ben presto ha bisogno dell’aiuto della primogenita. Annarita lascia perciò l’università, congelando le proprie aspirazioni artistiche e viene assunta da una grande multinazionale del pet food. Lavora a tempo pieno nel marketing e in poco tempo fa carriera, diventando una delle brand manager di punta dell’azienda.

La natura. Il mare. L’ispirazione

È il 1999. Durante un viaggio di lavoro in Nuova Zelanda, Annarita rimane sbalordita dalla bellezza dei paesaggi neozelandesi. Una natura primordiale: tanto verde, cieli limpidi, mari e oceani vasti e suggestivi. Davanti a una simile meraviglia, dentro Annarita si riaccende qualcosa. Tornata a Milano, prende una coraggiosa decisione: lascia il suo lavoro per intraprende la carriera di artista. Comincia a fare la rigattiera ambulante nei mercatini dell’antiquariato e ritorna a dipingere. Vuole essere indipendente e guadagnarsi da vivere con la sua creatività.

Durante questo periodo di cambiamento Annarita decide di tornare per un periodo nella sua terra d’origine: la Sardegna. Una scelta dettata dalla voglia di riconnettersi con le proprie radici e ritrovare la propria identità, finché un giorno, durante una passeggiata sulla spiaggia, in una fredda giornata d’inverno, Annarita si trova davanti a una marea di plastica. È tantissima. La sabbia si vede a malapena. Vien da pensare che sia parte di discarico da una nave. La nostra artista in quel momento ha un’illuminazione. Decide di raccogliere tutta quella plastica, tornando alla spiaggia ogni giorno con grandi sacchi che in poco tempo riempie fino all’orlo.

Lo scarto diventa arte

La lavavo, la dividevo per colore e tornavo a Milano con sacchi stracolmi di plastica. 

Annarita decide di tornare a Milano con tutta la spazzatura raccolta. Vuole usare la plastica per fare arte, assemblandola. Armata di viti, avvitatore, silicone, colla e martello comincia a dare forma alla sua creatività. Realizza così opere di vario genere: quadri, sculture e molto altro. Poi un giorno, su consiglio di un’amica, decide di mandare alcune delle sue creazioni a una galleria d’arte ad Aix-en-Provence in Francia, dove vengono vendute in poco tempo. Improvvisamente arrivano richieste anche da altri Paesi.

Un mare di spazzatura

La notorietà arriva in pochi anni con la creazione di volti di personaggi iconici: Charlie Chaplin, Marilyn Monroe, la Statua della Libertà e molti altri. Il messaggio è chiaro: il mare è pieno di questi scarti.

Solo la forza dell’arte può aiutarmi a salvare il mare. Sono passati più di 20 anni da quando ho iniziato a occuparmi di questo problema e da allora ho raccolto quintali di plastica e realizzato decine di
opere. Ho scoperto che hanno il potere di attirare l’attenzione e di creare consapevolezza. 

Grazie alle sue creazioni, Annarita diventa una dei primi artisti in Italia a sensibilizzare sul tema dell’inquinamento causato dalla plastica. Ma non si ferma qui. La nostra artista ha continuato a  far riflettere anche con altri materiali riciclati: capsule del caffè, lattine, tappi, ceramica rotta e molto altro. Lavora inoltre con componenti elettronici come schede madri e tasti del computer dando vita alle RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), tanto che nel 2015 Annarita è fra i protagonisti del progetto europeo per la gestione dei rifiuti hi-tech: i Weenmodels.
Dalla prima mostra fatta al mercatino dell’usato insieme ad altri due artisti, arriva a esporre le sue opere alla Triennale e al Fuorisalone di Milano, fino al Palazzo Ducale di Genova. Nel 2013 è tra i vincitori del concorso Settimana europea per la riduzione dei rifiuti.

La nascita di una nuova ‘serra’ 

Annarita investe la sua creatività per il sostegno del rispetto dell’ambiente per diversi anni, ma con l’arrivo della pandemia l’agenda dei governi e l’attenzione delle persone viene stravolta. Il mondo decide di mettere da parte i problemi relativi all’ambiente. Ma la nostra artista è comunque fiduciosa. Crede nei giovani ed è convinta che loro possano cambiare le cose. 
Eppure questa pandemia non ha fermato la vena artistica di Annarita. Infatti, con l’uncinetto inizia a creare dei bellissimi mini cactus e pubblica le loro foto sui social. Questo porta Annarita a ricevere moltissimi ordini di quelle che presto sono diventate Le Piante di Serra. Ciò che è iniziato per diletto adesso è qualcosa di più. Si tratta di fake plants, ma non di plastica bensì di lana, portando colore e gioia anche nel grigio di questa pandemia.

In quei giorni mi mancava soprattutto il contatto con la natura, per questo ho creato un giardino di piante grasse in lana.

Chi ha coraggio è sempre fortunato. Chi ha coraggio è sempre ripagato. 

E tu? Che Razza di Umano sei?!

Vuoi saperne ancora di più sulla vita della nostra Umana #0.1? Allora non perderti il nostro podcast (o leggilo qui). Buon ascolto!