Loro non stanno al gioco ep.010

  • Aired on 12 Giugno 2024
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Loro non stanno al gioco ep.010
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Il gioco d’azzardo non è un divertimento, non è un vizio e soprattutto non è un gioco.
Il gioco d’azzardo in Italia è una pandemia che rappresenta un problema di salute pubblica con pesanti ricadute in ambito economico e sociale.
Lo dimostrano i numeri e lo testimoniano le storie di tanti ex giocatori ed ex giocatrici.
Lo raccontano anche gli Umani che con il loro lavoro si mettono in gioco per arginare questa vera e propria pandemia.

Vista la portata del problema e le implicazioni nelle vite di tutti, Ma che Razza di Umani ha deciso di dedicare due puntate speciali al gioco d’azzardo e al gioco d’azzardo patologico o disturbo da gioco d’azzardo (non chiamatelo ludopatia).

Gli Umani di questa prima parte sono:
Giulia Migneco, responsabile ufficio stampa di Avviso Pubblico e Claudio Forleo, responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico, autori del libro-inchiesta La Pandemia da Azzardo.
Avviso Pubblico si impegna in molti progetti sociali di contrasto al gioco d’azzardo, fra cui sequestoeungioco.org per il quale lavora come giornalista e copywriter anche Elena Inversetti, co-fondatrice, autrice e conduttrice di Ma che Razza di Umani.
Se questo è un gioco è un progetto ideato insieme a Fondazione Adventum;
Massimo Masetti, referente per Avviso Pubblico sul gioco d’azzardo, che inquadra per noi il fenomeno, numeri alla mano, mostrandone l’impatto sui territori, ossia direttamente a casa nostra;
Nicola Violante, assessore al Bilancio del Comune di Rho (Milano) che condivide le buone pratiche politiche territoriali di contrasto all’azzardo e al gioco patologico. Un esempio virtuoso e replicabile per tutti i comuni;
Mauro Croce, psicologo, psicoterapeuta e criminologo, uno dei maggiori esperti in Italia sul tema del rapporto tra salute e azzardo, coordinatore del prezioso volume Dipendenze e Disturbi da Tecnologie digitali, nonché ideatore del progetto di educazione digitale per i più giovani Patente da Smartphone;
Fulvia Prever, psicologa e psicoterapeuta, pioniera in Italia degli studi sul gender gap nella dipendenza da gioco d’azzardo e non solo.

La storia di Massimiliano, ex giocatore d’azzardo patologico

Massimiliano è un Umano che è caduto nella trappola dell’azzardo, che è tutto fuorché un gioco. Giocatore compulsivo, non gioca da più di 11 anni, 4 mesi e 10 giorni. Il gioco ha prodotto in lui una devastazione, portandolo alla dipendenza: «Non sapevo di essermi ammalato di gioco compulsivo».

Un giorno Massimiliano ha deciso di chiedere aiuto a Giocatori Anonimi e ha scoperto l’esistenza di un’altra vita: «Il gioco d’azzardo è una malattia che va curata. Ora sono una persona libera di fare delle scelte per la mia salute e il bene della mia famiglia».

Avviso Pubblico. Cosa fare per arginare la pandemia da azzardo

Il gioco d’azzardo in Italia è una vera e propria pandemia, ce lo spiegano Giulia Migneco e Claudio Forleo di Avviso Pubblico nel libro La pandemia dell’azzardo: rischi, pericoli e proposta di riforma.

Fra i progetti di informazione, sensibilizzazione e prevenzione di Avviso Pubblico c’è anche Se questo è un gioco, il portale su gioco d’azzardo e sul gioco d’azzardo patologico, ideato insieme a Fondazione Adventum e sostenuto dai ai fondi dell’8×1000 alla Chiesa Avventista.

Uno dei motivi che ha spinto Avviso Pubblico, da sempre impegnato nel contrato alle mafie e alla corruzione ad occuparsi anche di azzardo è il fatto che «le organizzazioni criminali sono interessate a questo settore da sempre, controllando anche parte del settore legale del gioco d’azzardo, oltre a gestire piattaforme illegali online».

Massimo Masetti. Quando i numeri dicono più delle parole

Massimo Masetti, referente per il gioco d’azzardo di Avviso Pubblico, mostra, dati alla mano, l’incidenza del gioco d’azzardo in Italia. Il gioco d’azzardo ha raggiunto cifre impressionanti: nel 2023 circa 150 miliardi di euro giocati, che sono molto di più di quelli che spendiamo per la Sanità

«Abbiamo un problema dal punto di vista culturale perché abbiamo sdoganato l’idea di azzardo come opportunità che ti permette di svoltare la tua esistenza. Invece il gioco è costruito perché vinca il banco»

In Italia siamo sesti al mondo sul valore del giocato pro capite, ma se lo paragoniamo agli stipendi medi, diventiamo primi al mondo, dunque l’approccio che dobbiamo avere è di informazione per generare una cultura diversa, ossia consapevole.

Nicola Violante. Buone politiche territoriali di contrato all’azzardo

Nicola Violante, assessore al Bilancio del Comune di Rho, condivide le iniziative comunali di sensibilizzazione sul gioco d’azzardo: «Abbiamo iniziato un anno e mezzo fa con una presa di coscienza sui numeri che giravano nella nostra città. C’è stata dunque la necessità di rendere consapevoli i cittadini, poiché non avevano cognizione delle conseguenze anche sulle proprie famiglie». 

Il Comune ha istituito un tavolo di lavoro comunitario: il Patto di Comunità che organizza una serie di iniziative cittadine di grande impatto e coinvolgimento.

«Abbiamo organizzato per esempio il weekend del gioco d’azzardo, creando momenti sulle piazze, in cui richiamare l’attenzione soprattutto dei giovani e istaurare un dialogo sul sensibilizzare e far capire quali sono gli effetti dell’azzardo».

Oltre all’azione politica, c’e stata un’azione amministrativa per favorire il contrasto del gioco d’azzardo, introducendo due novità: ridurre gli orari di possibilità di gioco nei luoghi pubblici dedicati e la premialitá per invogliare i gestori dei bar e tabacchi a dismettere le slot machine.

Mauro Croce. Perché ci si ammala di gioco d’azzardo

Mauro Croce, psicologo psicoterapeuta e criminologo, è uno dei massimi esperti del rapporto tra salute e gioco d’azzardo. Il gioco d’azzardo può diventare un problema compromettendo le relazioni interpersonali e lo stato di salute.

Il giocatore patologico vive una vita di stress, arrivando in molti casi ad assumere farmaci per essere più performante, ossia per poter giocare il più a lungo possibile. L’ansia perseguita il giocatore, così come il raccontarsi di smettere. Tutto viene messo da parte e la depressione prende il sopravvento a causa della caduta dell’autostima, perché ci si rende conto del danni che si causa alla propria vita e a quelle dei propri cari,.

«Ci rendiamo conto che la vita e la salute di un giocatore o di una giocatrice si chiudono e si oscurano e il gioco d’azzardo diventa una vera e propria dipendenza nella quale la persona è immersa e tutto il resto non esiste più».

Fulvia Prever. Il gender gap nel gioco d’azzardo

Come ben sappiamo in medicina da ormai più di 20 anni si parla di medicina di genere, ossia di differenze tra maschi e femmine nelle cause, nei sintomi e nelle cure di molte patologie, per esempio quelle cardiovascolari. Questa certezza scientifica che vale per le malattie fisiche, non sempre viene riconosciuta per quelle mentali, nonostante ormai le evidenze cliniche, per esempio nel caso delle dipendenze da sostanza e comportamentali, dicano che anche in questo ambito valgono le differenze di genere.

Lo spiega molto chiaramente Fulvia Prever, psicologa e psicoterapeuta, pioniera in Italia degli studi sul gender gap nella dipendenza da gioco d’azzardo: «Le donne giocano d’azzardo in modo diverso dagli uomini, giocano d’azzardo per motivi diversi dagli uomini, preferiscono generalmente tipi di gioco diversi da quelli che scelgono gli uomini e perciò si ammalano di Disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico in modo diverso. Quindi le donne hanno bisogno di essere curate, accolte ed ascoltate in modo diverso con percorsi di cura pensati apposta per loro».

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