Carer e Cittadinanzattiva presentano il Manifesto Caregiver: per una legge inclusiva e di equità sociale? che regoli la figura del caregiver, ormai centrale nel panorama assistenziale.
Quando parliamo di caregiver ci riferiamo a tutti coloro che si occupano a pieno titolo di un congiunto o di un parente malato, fragile o non autosufficiente, senza essere operatori assistenziali di professione. Si tratta di una figura che opera spesso senza una vera e propria definizione e – cosa ancora più grave – senza essere adeguamente tutelata, soprattutto nel caso in cui l’assistito non è un familiare diretto.
Il lavoro del caregiver
L’appello ad una nuova legge accoglie le richieste dei quasi 600 caregiver familiari che Cittadinanzattiva ha coinvolto in un recente studio online: un piccolo spaccato di una grande realtà che ha bisogno di essere tutelata. L’indagine ha rivelato che oltre il 29% degli intervistati è caregiver da più di cinque anni e un ulteriore 25% da più di dieci.
Il lavoro del caregiver non può essere preso alla leggera. Prendersi cura di un proprio caro, non sempre un familiare o un convivente, ma anche una persona alla quale si è legati da un rapporto di affetto, è comunque un lavoro ed è un lavoro che molto spesso porta il caregiver a fare dei sacrifici: il 45% degli intervistati non si sente realizzato e più della metà (55,8%) dichiara di avere poco tempo a disposizione da dedicare a sé stesso e a impegni personali, pur avendo la consapevolezza di essere molto utile per la persona di cui si occupa.
Cosa si chiede nel manifesto
Il primo punto è sicuramente quello di riconoscere i diritti della figura del caregiver: definire il suo ruolo, garantire delle tutele e, inoltre, offrire la possibilità di coinvolgerla/lo nella stesura del cosiddetto progetto assistenziale individualizzato della persona assistita. In breve, si chiede una legge che abbia più cura e rispetto per chi dona il suo tempo – e talvolta rinuncia anche alla sua carriera – per mettersi a disposizione di chi ha più bisogno. La legge dovrà quindi prevedere l’attivazione di tutele crescenti rapportate al carico assistenziale del caregiver, oltre a garantire risorse e servizi a sostegno di chi cura.
L’appello è già stato sottoscritto da 104 realtà, di cui 16 Comuni e 88 enti tra associazioni, organizzazioni professionali e sindacali, e si può trovare sulla piattaforma Change.org. Chi sottoscrive l’appello – e chi lo farà in futuro – vorrebbe una normativa che riconosca la legittimità di questo ruolo a tutti i caregiver familiari a prescindere dal vincolo di parentela (71,4%). La quasi totalità (un buon 92%) ritiene che la legge debba garantire nuove tutele calibrate sull’intensità dell’impegno del caregiver.
Il peso invisibile della cura
Dall’indagine di Cittadinanzattiva risulta che la metà dei caregiver ha problemi di realizzazione personale, sette su dieci hanno invece rinunciato al lavoro o allo studio per alcuni periodi. Trovare un equilibrio tra l’aiutare gli altri e prendersi cura di sé stessi non è semplice, specialmente in un contesto in cui il caregiver è un ruolo che non ha una vera e propria definizione; proprio per questo Cittadinanzattiva e Carer hanno deciso di dare voce a tutti quei caregiver italiani, di cui la maggior parte donne, come spieghiamo in questo articolo, che richiedono un riconoscimento professionale adeguato.
«Dopo anni d’attesa, siamo a un passo dall’approvazione di una legge statale che potrebbe finalmente definire la figura del caregiver familiare e riconoscerne i diritti individuali. Per questo ci auguriamo che la nuova normativa tenga conto delle richieste che avanziamo nel manifesto e che si investa in campagne di comunicazione ed informazione ai diretti interessati»
Isabella Mori, responsabile area tutela di Cittadinanzattiva.