Sono diversi gli studi che oggi analizzano le ultime tendenze del consumo etico, la pratica che sostiene la scelta di prodotti e servizi che minimizzano l’impatto sull’ambiente, sulla società e sugli altri esseri viventi. Non si tratta semplicemente di scegliere un determinato brand piuttosto che un altro, ma di comunicare, attraverso la nostra scelta, i nostri valori e le nostre convinzioni.
La tendenza verso un consumo più etico
Le forme di consumo etico sono diventate sempre più importanti. Si tratta di una tendenza con una crescita significativa negli ultimi decenni, nonostante le minacce sempre presenti di fast fashion e greenwashing. Questo tipo di consumo si fonda su considerazioni morali e sociali, con particolare attenzione alle questioni umane, al rispetto dell’ambiente e alla giustizia sociale.
La domanda dei consumatori di prodotti etici è in aumento: un’indagine etikord sui consumatori europei (del dicembre 2022) conferma questa tendenza di crescita positiva e concorda con lo studio condotto da Nielsen, secondo cui l’81% degli intervistati ritiene fortemente che le aziende dovrebbero aiutare a migliorare l’ambiente e il 73% dei millennial globali si afferma disposto a pagare extra per i prodotti sostenibili (un’affermazione non da poco, se consideriamo la crescente propensione per la cultura del fast and cheap).
Il consumo etico sostiene imprese etiche e cause sociali. Crea una domanda di prodotti e servizi realizzati e forniti in modo responsabile. Si tratta di uno stile di vita che può generare cambiamenti e impatto sociale positivi, poiché aumenta la consapevolezza e i fondi per questioni e movimenti importanti. Acquistare da imprese sociali e B Corp può appoggiare le loro missioni e valori, mentre donare a enti del terzo settore può aiutare a sostenere le loro cause e i loro beneficiari.
Il caso Addiopizzo
AddioPizzo è l’esempio emblematico di come il consumo etico possa influenzare positivamente la società. Stiamo parlando del movimento nato in Sicilia nel 2004, con l’obiettivo di contrastare il potere della mafia sull’economia locale e in particolar modo il sistema estorsivo del “pizzo”, una somma di denaro che i commercianti sono costretti a pagare alla mafia in cambio di “protezione”; un sistema che ha scoraggiato tantissimo lo sviluppo dell’economia in Sicilia, i suoi esercizi commerciali e i suoi imprenditori.
Cosa propone AddioPizzo? L’idea è quella di unire gli imprenditori e i consumatori in una resistenza comune che possa creare a lungo andare un circolo virtuoso sia per l’economia che per la società. I commercianti che aderiscono all’iniziativa dichiarano apertamente la loro opposizione alla mafia e rifiutano di pagare il pizzo. Allo stesso tempo, i consumatori si impegnano a sostenere queste imprese acquistando prodotti o servizi presso attività che espongono il logo AddioPizzo.
Non si tratta di una scelta semplice. Proprio per questo motivo diventa centrale il sostegno dei consumatori: scegliendo di appoggiare AddioPizzo attraverso delle scelte di acquisto consapevoli, ogni persona può contribuire a indebolire il peso della mafia sull’economia e promuovere consumi e attività trasparenti e giuste.
Lo studio dell’Università di Palermo
Per comprendere meglio le dinamiche di acquisto dei prodotti AddioPizzo, il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo ha condotto un studio che ha coinvolto 442 consumatori italiani collocandoli in uno scenario ipotetico. Il questionario online aveva l’obiettivo di raccogliere informazioni circa la disponibilità a pagare per i prodotti contrassegnati dal logo, le variabili socio-demografiche, gli stili di vita e gli aspetti psico-attitudinali dei consumatori.
L’analisi condotta dall’Università di Palermo ha evidenziato che il 79% dei consumatori presi in esame è disposto a pagare un sovrapprezzo per i prodotti con il logo AddioPizzo. Per esplorare meglio questo dato sono state formulate diverse ipotesi sui fattori che potrebbero influenzare la cosiddetta WTP, Willingness To Pay o disponibilità a pagare da parte dei consumatori.
Ma quali sono questi fattori?
- attivismo
- tendenze prosociali
- valori etici
- responsabilità personale verso la società e l’ambiente.
Sono tutti elementi che rendono i consumatori più inclini ad acquistare prodotti o servizi AddioPizzo e a perseverare con scelte di consumo che promuovono la legalità.
Il futuro del consumo etico e il dramma dell’ultra fast fashion
Il consumo etico ci invita a riflettere sull’impatto sociale e ambientale delle nostre scelte. Responsabilità sociale, sostenibilità ambientale e produzione etica: sono questi gli elementi centrali su cui concentrarsi per sostenere il futuro del consumo etico.
Nonostante la tendenza più che positiva all’aumento dei consumatori consapevoli e gli esempi costruttivi di consumo etico, non dobbiamo dimenticare come alcuni temi significativi, come l’etica del lavoro e la salute dei lavoratori/consumatori, vengano sollevati quasi ogni giorno dal dibattito sull’ultra fast fashion, diventato ormai l’emblema di una deriva dell’economia sostenibile. Stiamo parlando di marchi che raramente adottano pratiche sostenibili – come SHEIN e TEMU – che valorizzano la corsa alla rapidità e ai super prezzi, negando e nascondendo il disastroso impatto ambientale che le loro attività comportano. La mancanza di accortezza ambientale e l’assenza di impegni reali verso la sostenibilità rendono problematica la loro reputazione, ma non scoraggiano, purtroppo, la loro clientela.
Studi come quello condotto dall’Università di Palermo contribuiscono a mettere in risalto dei dati importanti sulle abitudini positive e sulle scelte di acquisto responsabili, sensibilizzando su un tema decisamente importante per formare consumatori più consapevoli che contribuiscono a un mondo più sostenibile ed equo.