Buone notizie che sfidano il percepito. In Italia ottimi numeri per quanto riguarda l’occupazione giovanile. Proprio così. Anche se non sono ancora tutte rose e fiori, la nota della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Cresce l’occupazione giovanile. Si riduce il gap con l’Europa” su dati Istat ci dice che il trend è positivo.
I numeri dell’occupazione giovanile in Italia
Tra il 2021 e il 2023 su 1.260.000 posti di lavoro in più circa 439.000 hanno riguardato giovani con meno di 35 anni. L’occupazione giovanile ha dunque registrato un tasso di crescita dell’8,9%, doppio rispetto a quello generale del 4,5%. E a registrare la crescita più forte in termini percentuali sono stati gli under 25, con un saldo di 169.000 occupati in più e un tasso di incremento del 16,7%. A crescere tra 2021 e 2023 è anche la componente permanente: a fronte di 415.000 nuovi occupati, 373.000 sono a tempo indeterminato. Tuttavia è il turismo a trainare la crescita dell’occupazione giovanile che, con 140.000 occupati in più nei servizi di alloggio e ristorazione, ha registrato un incremento del 23,7%. A seguire, i settori della salute e assistenza (+10,1%) e dell’informazione e della comunicazione (+20,3%). Da evidenziare anche le buone prestazioni delle attività artistiche, sportive e di divertimento che, con un saldo di 37.000 occupati in più, hanno registrato un incremento del 32,1%. L’avresti mai pensato?
Le cause del boom
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ci dice che a interrompere il trend di forte contrazione dell’occupazione giovanile, avviatosi negli anni 2000, hanno contribuito le esigenze di innovazione delle competenze di molte aziende e il turnover in atto in molti comparti, tra cui al primo posto la Pubblica Amministrazione. Inoltre si riscontra un miglioramento della collocazione giovanile nella piramide professionale: 113.000 profili intellettuali e scientifici (+10,9%) e di 125.000 tecnici intermedi (+9,4%).
C’è ancora tanto da fare
Sì, certo, non siamo ancora a livelli ottimali per quanto riguarda l’occupazione giovanile in Italia, ma il trend è positivo. Il primo nodo da sciogliere sono le esperienze di lavoro durante gli studi, per le quali l’Italia risulta tra i Paesi europei dove i giovani fanno meno pratica. Solo il 22,4% dei giovani di età compresa tra i 20 e 34 anni, infatti, dichiara di aver lavorato durante il percorso di studi. Inoltre vanno ridotti i tempi di ingresso nel mondo del lavoro, favorendo maggiormente la combinazione di esperienze formative e professionali.